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Alzheimer precoce, il sintomo che non dobbiamo trascurare

Alzheimer precoce, il sintomo che non dobbiamo trascurare

13/06/2025

L’Alzheimer colpisce circa il 5% della popolazione sopra i 65 anni e il 20% sopra gli 85 anni. Ma in alcuni casi può manifestarsi anche un esordio precoce intorno ai 50 anni. I sintomi tendono a svilupparsi lentamente e a peggiorare con il passar del tempo.
Leggi l’articolo per conoscere qual è nell’alzheimer precoce il sintomo che non dobbiamo trascurare.

Che cos’è il morbo di Alzheimer?

Il morbo di Alzheimer è la più comune forma di demenza senile che consiste in un declino progressivo e cronico delle funzioni cognitive e comportamentali.

Questa malattia prende il nome dal neurologo tedesco Alois Alzheimer che, a inizio 1900 fu il primo a descriverne le caratteristiche.

Nella maggioranza dei casi, l’Alzheimer sembrerebbe causato dall’alterazione del metabolismo di una proteina: la proteina precursore della beta amiloide (conosciuta come APP).
L’alterazione di questa proteina porta alla formazione della beta amiloide, una sostanza neurotossica che porta a una progressiva morte neuronale.

Alzheimer precoce: il sintomo che non dobbiamo trascurare

Il decorso della malattia è lento e progressivo.

Nell’Alzheimer precoce il sintomo che non dobbiamo trascurare è senza dubbio la perdita di memoria, soprattutto per quanto riguarda eventi recenti.

A questo sintomo iniziale, si aggiungono altri sintomi:

  • difficoltà nello svolgere le normali attività quotidiane
  • disturbo del linguaggio
  • disorientamento spazio-temporale
  • alterazioni della personalità

Il progredire della malattia ostacola l’indipendenza dei soggetti, portandolo a non riconoscere neanche i propri familiari e a vivere in uno stato di apatia e stanchezza. La morte è di solito causata da un fattore esterno come una polmonite o un’infezione.

Come diagnosticare il morbo di Alzheimer?

Per il morbo di Alzheimer non è possibile fare una diagnosi vera e propria ma solo una diagnosi probabile, attraverso:

  • risonanza magnetica
  • test neuropsicologici
  • tomografia (PET)
  • puntura lombare

La diagnosi della malattia di Alzheimer è un processo complesso che coinvolge diversi specialisti, ma il medico di riferimento principale è il neurologo.

Il neurologo è lo specialista che si occupa del sistema nervoso centrale e periferico. È il medico più indicato per valutare i disturbi cognitivi, tra cui la perdita di memoria, le difficoltà di linguaggio, i cambiamenti comportamentali e altre alterazioni delle funzioni cerebrali che possono indicare una demenza, come quella di Alzheimer.

Oltre al neurologo, la diagnosi può coinvolgere anche:

  • Geriatra: specialista nelle patologie dell'anziano, fondamentale per distinguere l’Alzheimer da altre condizioni tipiche dell’età avanzata.

  • Psicologo o neuropsicologo: esegue test cognitivi approfonditi per valutare memoria, attenzione, linguaggio e altre funzioni cerebrali.

  • Psichiatra: interviene in presenza di sintomi comportamentali o disturbi dell’umore associati.

  • Medico di medicina generale: è spesso il primo punto di contatto e può indirizzare il paziente verso il neurologo.

La diagnosi certa può essere effettuata solo con un’autopsia dopo la morte del paziente. In caso di Alzheimer viene rilevata all’interno del cervello la presenza di placche amiloidi e di fasci di fibre aggrovigliate (viluppi neuro-fibrillari). Una diagnosi precoce è importante non solo per il trattamento della sintomatologia ma anche per consentire al paziente di poter pianificare la propria vita e il proprio futuro quando è ancora in possesso delle capacità per poterlo fare.

Esistono cure per il morbo di Alzheimer?

Attualmente il morbo di Alzheimer è incurabile.

Tuttavia esistono alcune terapie farmacologiche che permettono di rallentare il peggioramento dei sintomi: si tratta di principi attivi inibitori dell’acetilcolinesterasi, ovvero dell’enzima che comporta la distruzione dell’acetilcolina.
Oltre alle terapie farmacologiche, vengono proposte anche terapie non farmacologiche, come:

  • la terapia di orientamento alla realtà (Reality- Orientation Therapy, ROT): questa terapia ha lo scopo di orientare il paziente alla propria vita personale, al tempo e allo spazio.
  • la Deep TMS: la Deep Transcranial Magnetic Stimulation (Deep TMS) è una tecnologia di neuromodulazione non invasiva che utilizza impulsi magnetici per stimolare in profondità specifiche aree del cervello. Nel contesto dell’Alzheimer, la stimolazione di regioni cerebrali coinvolte nella memoria e nella cognizione, come la corteccia prefrontale dorsolaterale e l'ippocampo, potrebbe favorire la plasticità neuronale e rallentare il declino cognitivo. Studi preliminari indicano che protocolli personalizzati di Deep TMS, associati ad attività cognitive guidate, possono offrire benefici nel mantenimento delle funzioni cognitive nei pazienti nelle fasi iniziali della malattia; questa tecnica rappresenta un promettente ambito di ricerca nell'approccio non farmacologico alla neurodegenerazione.

Come prevenire la malattia di Alzheimer

Ci sono alcuni fattori che possono aumentare il rischio di sviluppare la patologia, come: familiarità, obesità, diabete, ipertensione, fumo, depressione, inattività fisica.

A livello preventivo è consigliabile tenere sotto controllo i possibili fattori di rischio e seguire alcuni semplici consigli:

  • Stimolare la mente e il corpo con esercizi mentali (lettura di un libro, cruciverba) e fisici (yoga, camminata veloce, corsa);
  • Seguire una dieta sana ed equilibrata ed evitare cattivi abitudini come fumo e alcool;
  • Prendersi cura del proprio cuore tenendo sotto controllo peso, glicemia, colesterolo e pressione;
  • Partecipare ad attività sociali e ricreative e impegnarsi nei rapporti con le altre persone.

Con un buon intervento di prevenzione è possibile ridurre i casi di Alzheimer e ritardare la comparsa nei soggetti a rischio.

Se hai bisogno di ulteriori informazioni o desideri un colloquio con uno dei nostri specialisti, contattaci per un appuntamento.

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