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22/08/2025
Parlare di vulvodinia non è semplice, soprattutto perché si tratta di una condizione ancora poco conosciuta, spesso sottovalutata o fraintesa, perfino in ambito medico. Eppure, sono tante le donne che convivono ogni giorno con un dolore persistente, localizzato nella zona vulvare, che può rendere difficili anche le azioni più semplici: sedersi, camminare, avere rapporti sessuali o semplicemente indossare abiti stretti.
In questo articolo cercheremo di fare chiarezza: cosa si intende davvero per vulvodinia? Quali sono i sintomi principali? E soprattutto: esistono cure efficaci per questa patologia?
La vulvodinia è una sindrome dolorosa cronica che colpisce la zona vulvare in assenza di lesioni visibili o infezioni identificabili. Non è un’infezione, non è una malattia dermatologica, non è un problema psicologico. È una vera e propria disfunzione neuropatica che può compromettere gravemente la qualità della vita.
Il dolore può essere localizzato (limitato a una zona precisa, come il vestibolo vaginale) oppure generalizzato (diffuso in tutta l’area vulvare) e può presentarsi in modo costante oppure intermittente, talvolta scatenato da specifici stimoli (vulvodinia provocata) o apparentemente spontaneo (vulvodinia spontanea).
Il sintomo principale è il dolore vulvare persistente per almeno tre mesi, non associato ad alcuna causa organica identificabile. Questo dolore può manifestarsi in modi diversi:
Per molte donne, la vulvodinia non è solo un sintomo fisico, ma anche un peso psicologico importante. Ansia, frustrazione, calo del desiderio sessuale e difficoltà relazionali sono molto comuni.
Una delle conseguenze più impattanti della vulvodinia è il dolore durante la penetrazione vaginale, tanto da rendere impossibili i rapporti sessuali completi. Questo dolore è spesso confuso con altre patologie ginecologiche e può portare a diagnosi errate o a lunghi percorsi di consulti medici.
È importante distinguere la vulvodinia vestibolare provocata (dove il dolore si scatena solo alla penetrazione o al contatto) dalla forma generalizzata spontanea, che si manifesta anche in assenza di stimoli.
Le cause della vulvodinia non sono ancora del tutto comprese, ma si ritiene che sia una condizione multifattoriale. Alcuni dei fattori predisponenti includono:
La diagnosi può essere difficile proprio perché non esiste un singolo esame specifico. La visita ginecologica, l’anamnesi dettagliata e, in alcuni casi, il cotton swab test (test del batuffolo di cotone per localizzare il dolore) sono fondamentali.
La buona notizia è che la vulvodinia si può curare, o comunque gestire in modo efficace. La chiave è un approccio multidisciplinare personalizzato, che tenga conto delle cause specifiche, della forma del disturbo e della storia clinica della paziente.
In caso di vulvodinia, la stimolazione elettromagnetica profonda può aiutare a ridurre il dolore e migliorare la funzionalità muscolare del pavimento pelvico. La poltrona per il pavimento pelvico consente di eseguire migliaia di contrazioni muscolari involontarie in pochi minuti, rafforzando i muscoli perineali senza alcuno sforzo da parte della paziente.
Il trattamento è non invasivo, non doloroso e viene svolto comodamente da sedute, completamente vestite. È un valido strumento sia in fase iniziale, per decontrarre e rieducare i muscoli coinvolti nel dolore cronico, sia in fase avanzata, come mantenimento e prevenzione delle recidive.
Tra i dispositivi più avanzati per la stimolazione perineale, la CMF® NEXT si distingue per l’efficacia e la precisione della tecnologia HIFEM®. Grazie agli impulsi elettromagnetici focalizzati, induce contrazioni muscolari profonde e controllate, agendo sulle disfunzioni neuromuscolari alla base della vulvodinia.
Utilizzata all’interno di un percorso terapeutico multidisciplinare, CMF® NEXT contribuisce a rilassare l’ipertono muscolare, migliorare la circolazione locale, ridurre l’infiammazione e ripristinare l’equilibrio funzionale dell’area pelvica.
Negli ultimi anni si è diffuso l’uso del laser vaginale Fotona Smooth, una tecnologia non invasiva che agisce sulle mucose vaginali e vulvari attraverso un’azione biostimolante, rigenerativa e anti-infiammatoria.
Il trattamento è indolore, non richiede anestesia e viene effettuato in ambulatorio in più sedute. I risultati includono una maggiore elasticità dei tessuti, miglioramento del trofismo locale e riduzione del dolore cronico.
Un’altra tecnica innovativa è l’elettroporazione vaginale, che permette di veicolare in profondità sostanze antinfiammatorie o rigeneranti attraverso la pelle o le mucose, senza aghi né dolore.
Questa tecnica sfrutta impulsi elettrici brevi per aumentare temporaneamente la permeabilità cellulare, migliorando l’efficacia dei trattamenti topici. È indicata nei casi di vulvodinia associata a secchezza o infiammazione persistente.
Non si può trascurare l’impatto psicologico della vulvodinia. Avere un disturbo cronico e invalidante senza una diagnosi certa, spesso non credute o sottovalutate, può generare ansia, frustrazione, depressione e senso di isolamento.
Il supporto di una psicoterapeuta, meglio se esperta in sessuologia o psicosomatica, può aiutare a elaborare il disagio e a trovare strumenti per convivere meglio con la malattia.
La cosa più importante da sapere è che non sei sola. La vulvodinia colpisce moltissime donne di ogni età, ma spesso viene taciuta per vergogna, per mancanza di informazioni o per sfiducia nel sistema sanitario.
Se ti riconosci in questi sintomi, parlane con il tuo ginecologo o cerca uno specialista in dolore pelvico cronico. Non accettare diagnosi frettolose o superficiali: meriti ascolto, attenzione e un piano terapeutico su misura.
Per affrontare la vulvodinia con un approccio medico serio e personalizzato, è fondamentale rivolgersi a centri specializzati in salute pelvica femminile. Tra le realtà più avanzate in Italia, GCS Point offre percorsi su misura per ogni paziente, integrando laser Fotona Smooth, elettroporazione, ginnastica pelvica e supporto multidisciplinare in un ambiente dedicato al benessere della donna.
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